ciclismo strada

una corretta tecnica di pedalata porta al miglioramento della performance

24-08-2023 - Il concetto è indiscutibile, pedalare in maniera tecnicamente corretta grazie ad un maggior equilibrio nel reclutamento dei distretti muscolari interessati, significa rendere il gesto specifico più efficace.

Il concetto è indiscutibile, pedalare in maniera tecnicamente corretta grazie ad un maggior equilibrio nel reclutamento dei distretti muscolari interessati, significa rendere il gesto specifico più efficace; in pratica attraverso una miglior attivazione delle giuste catene cinetiche, concetto supportato da una serie di elementi biomeccanici personalizzati, si ottiene una maggior erogazione di watt.

“Pedalare bene” , significa anche essere più “economici “, spendere meno dal punto di vista muscolare e soprattutto metabolico.



Ma spieghiamo cosa si intende per “pedalare bene” : il concetto è strettamente collegato a ciò che in gergo si definisce “pedalata rotonda” , una gestualità nella quale siamo indotti a reclutare in modo più completo ed equilibrato le catene muscolari nella fase di richiamo , in particolare i muscoli flessori del ginocchio ( tra i quali il bicipite femorale ) ma anche il flessore dorsale della caviglia (tibiale anteriore) , gruppi muscolari spesso dimenticati.

La fase che va dal punto morto inferiore al punto morto superiore infatti, viene spesso vista erroneamente come un momento passivo ottenuto dall’effetto di una pedalata grezza, “a stantuffo“ principalmente eseguita tramite la spinta del quadricipite femorale dell’arto opposto.

La pedalata rotonda invece, comporta anche se in percentuali diverse , un gesto proporzionalmente attivo in ogni angolo di spinta all’interno del completo giro di pedale di 360 °




Per realizzare ciò, oltre alle esercitazioni specifiche, sono importanti anche alcuni fattori che possiamo definire meccanici o meglio ancora bio-meccanici: altezza sella , avanzamento / arretramento sella , posizione delle tacchette , lunghezza della pedivella, tutte componenti che portano a far lavorare in maniera più o meno corretta le nostre leve collegate ai loro fulcri , ossia l’anca , il ginocchio e la caviglia .

Possedere per esempio una eccellente mobilità articolare della caviglia durante l’intero ciclo ( 360°) , si dimostra vitale per l’ottenimento della pedalata corretta al fine di scaricare il massimo della potenza erogabile dalla nostra “macchina”.

In contrapposizione alla “pedalata rotonda” ritroviamo la “ pedalata a stantuffo dove il ciclista tende a confidare soprattutto sulla propria componente forza cercando fin da subito la prestazione velocità dettata dall’ampiezza del rapporto e non dalla frequenza del movimento.



E’ una soluzione che può dare da subito una soddisfazione prestazionale ma che nel contempo crea un importante affaticamento muscolare e in maniera del tutto inconsapevole ti pone dei grandi limiti nei margini di miglioramento , insomma senza accorgertene ti avvia verso un “viaggio tecnico senza uscita” .

Ma c’è anche un limite nella pedalata rotonda e soprattutto nell’alta cadenza della stessa?

Ebbene sì, i pregi li ho evidenziati, ma sopra una certa cadenza , superiore a 120 RPM circa , la pedalata rotonda dovrà un pò mettersi da parte perché non sarà più in grado di dare il suo contributo; oltre a diventare troppo dispendiosa dal punto di vista metabolico , non potrà essere sostenuta dal punto di vista meccanico o meglio ancora neuromotorio perché ad altissime frequenze difficilmente riusciamo ad avere i tempi “ nervosi “ per il giusto gioco tra i distretti muscolari agonisti –antagonisti quindi a reclutare nella maniera e nei tempi adeguati le catene cinetiche corrette .

In condizioni di altissime cadenze di pedalata , è molto difficile far intervenire in maniera attiva proprio quei gruppi muscolari che intervengo dal punto morto inferiore al punto morto superiore ( 180°-360° ).

Faccio un esempio concreto : il ciclista “velocista” è propenso ad usare nelle fasi di massimo stress delle alte cadenze seppur utilizzando “lunghi rapporti” grazie alla sua grande forza muscolare , ed è proprio in condizioni di massimo stress ( grandi accelerate in sella o volate fuori sella ) , che “stantuffa” , ed è così che in quella particolare momento eroga il massimo della sua potenza.



Stiamo però parlando di ciclisti dalle caratteristiche molto particolari e di situazioni altamente specifiche ma riferendoci in generale al gravellista, la miglior soluzione rimane di gran lunga la pedalata rotonda e possibilmente, in base anche alle caratteristiche fisiche e fisiologiche individuali del soggetto , in un range tra 90 e 105 RPM circa.

E allora lavoriamoci su questa rotondità perché se è vero che certi atteggiamenti sul mezzo sono più facilmente automatizzati nell’età giovanile come tutte le componenti tecnico-coordinative dei vari sport, è altrettanto vero che si può migliorare anche in età adulta; probabilmente con un margine inferiore rispetto al giovane ma come sappiamo sono i dettagli e i piccoli miglioramenti che fanno la differenza quindi ne vale la pena !