Triathlon

Il monitoraggio della performance agonistica per migliorare la proposta metodologica

22-03-2022 - Monitorare la performance di gara è un importante valore aggiunto per cercare di raggiungere concretamente obiettivi di crescita.
“Limitarsi” a somministrare i carichi allenanti, per quanto studiati, elaborati teoricamente e proposti sul campo di allenamento, a mio parere non è sufficiente!

La crescita professionale vera passa attraverso lo studio concreto del carico interno , della reazione fisica e fisiologica dell’atleta , dello stato dell’arte dell’accaduto durante l’evento , solo così il metodologo arricchirà il suo bagaglio tecnico-scientifico e potrà apportare le giuste modifiche alle proprie future proposte allenanti.

Questo concetto vale per tutti, anche per l’atleta age group di medio livello e a maggior ragione per l’atleta elite che si confronta su palcoscenici internazionali.

E qui permettetemi una riflessione personale: se pretendi di allenare un atleta per una WTCS ma non ne hai mai vista una dal vivo magari limitandoti alla diretta su “triathlonlive” e soprattutto non hai mai recuperato e studiato un solo dato tecnico e fisiologico in tale situazione , a mio parere non sei ancora pronto!

E’ un giudizio personale , può sembrare un giudizio severo, anzi lo è, ma a mio parere è un giudizio assolutamente legittimo!



La mia riflessione, volutamente provocatoria , non vuole essere una critica fine a se stessa, una bocciatura a priori, vuole essere un consiglio per chi vuol fare questo lavoro: cercate le opportunità per fare il maggior numero di esperienze sul campo, utilizzate il maggior numero di mezzi di controllo durante la performance, indagate il più possibile e in profondità; tutto ciò ha un valore aggiunto enorme , è un anello importantissimo per la vostra crescita e quella dei vostri atleti in funzione degli obiettivi successivi.

Numerosi monitoraggi , sia sullo stesso atleta che su atleti diversi, contribuiscono al raggiungimento di un obiettivo importante, sicuramente difficile da raggiungere, perfettibile e probabilmente mai perfetto ma comunque molto utile, la creazione del “modello prestativo”.

E se non riuscissimo a costruire un modello prestativo unico e trasversale, che a mio parere non potrà mai avere un valore assoluto e indiscutibile, avremmo in ogni caso conoscenze certe e profonde del comportamento, nel senso più ampio del termine ( feedback interni ed esterni ), del nostro atleta durante la prestazione ; preziosissime informazioni per guardare avanti e cercare il miglioramento costante e nel tempo della sua performance.

L’analisi della bracciata durante la frazione natatoria, la frequenza media del ciclo di bracciate lungo il percorso di gara e il picco di frequenza, la sua continuità e ovviamente il passo; nel ciclismo la potenza media, il picco di potenza, le frequenze cardiache utilizzate, la cadenza di pedalata ma anche l’aspetto ancora più tecnico della pedalata stessa, il bilanciamento dx/sx e l’efficienza di coppia.

Nella corsa, oltre al classico monitoraggio cardiaco, anche alcuni aspetti tecnici come il rapporto frequenza / ampiezza del passo, l’oscillazione verticale, il tempo di contatto al suolo diversificato dx/sx, il tutto contestualizzato al frangente di gara e alle caratteristiche del percorso.

Come si può notare sono innumerevoli i dati che si riescono ad estrapolare e analizzare durante la prestazione agonistica, è un lavoro lungo e impegnativo , che occupa molto tempo, ma “ intrigante” per chi ama questo lavoro , doveroso per chi lo vuole fare con competenza e professionalità , perché come sempre sostengo, il metodologo deve fare un lavoro di sartoria artigianale , toccare con mano il vestito che indossa il suo atleta , se necessario scucirlo , rifare le misure e procedere con un migliore confezionamento , solo così un giorno (forse) gli cadrà a pennello.



Prossimamente vedremo una sintesi del monitoraggio di un 70.3 (estratto dal testo “la preparazione del triathlon 70.3” Calzetti Mariucci editore) che parte dall’analisi dei percorsi e dai dati funzionali dell’atleta per giungere a delle riflessioni quanto più profonde possibile sui diversi aspetti tecnici, fisici e fisiologici che hanno caratterizzato la performance stessa.

A presto!


Sergio Contin